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Il Sole 24 Ore
28/09/2024Il Sole 24 Ore
Patrimoni. La grande sfida della continuità familiare
Una enorme massa di beni passerà di mano nei prossimi anni e la mancanza di una corretta pianificazione mette a rischio la continuità delle ricchezze e crea problemi alle nuove generazioni
A meno di voler urlare «Roba mia, vientene con me!» come il Mazzarò di Verga, cosa che comunque non produrrebbe effetti rilevanti, pensare a lasciare in ordine il proprio patrimonio in vista di una successione, non è una cattiva idea. Sempre che non ci si voglia mettere in un’ottica «après moi le déluge!», ovvero se la sbrighi chi resta.
Si tratta di scelte di singoli che però possono avere effetti importanti per tutta l’economia, proprio perché il fenomeno assumerà dimensioni rilevanti negli anni a venire. Nella grafica in alto ci sono indicazioni che sono condivise da tutti gli operatori del settore. E alcune ricerche indicano che fino al 70% delle famiglie benestanti perde la propria ricchezza entro la generazione successiva e fino al 90% perde la propria ricchezza entro la terza generazione. A citare questo dato è Fabrizio Zumbo, senior specialist dell’Advisory Research Centre di Vanguard, che spiega: «Gran parte del patrimonio familiare è perso inutilmente, per motivi legati alla mancanza di comunicazione all’interno della famiglia, alla non pianificazione a e alla mancanza di allineamento sugli obiettivi finanziari. Il previsto trasferimento di grandi patrimoni rappresenta potenzialmente una sfida per la consulenza finanziaria, offrendo al contempo interessanti opportunità».
Le scelte diverse dei figli
Su questo passaggio pesa anche una grande incomunicabilità all’interno delle famiglie. A questo proposito Zumbo ricorda che ci sono studi secondo i quali l’87% dei figli dichiara come improbabile l’eventualità di mantenere il consulente finanziario dei propri genitori quando riceveranno un’eredità. «In sintesi - conclude Zumo - i figli non hanno motivo di preferire il consulente dei genitori rispetto ad altri consulenti, in particolare rispetto a quelli raccomandati dai coetanei o a quelli con cui hanno rapporti già esistenti». E questo è un problema rilevante anche per la continuità dei patrimoni.
Questo anche perché le norme rischiano di non tenere il passo. Secondo il presidente di Kleros srl, società specializzata nella consulenza patrimoniale, Massimo Doria: «Il codice civile è nato nel 1942, il libro secondo è dedicato alla tematica successoria ed era basato su una famiglia patriarcale, contadina, ma questa tipologia di famiglia non esiste più da tanti anni in Italia. Oggi le famiglie sono diversificate e variegate, conviventi, unione civili, famiglie allargate, separati e divorziati, sposati senza figli, etc. con problematiche giuridiche e patrimoniali. I figli sono sempre più problematici e la cultura su questa tematica è tutta da costruire». Per questo secondo Doria, la pianificazione patrimoniale diventerà sempre più richiesta dal mercato soprattutto in vista dei cambiamenti fiscali che sono immaginabili su questo tema.
L’uso del trust
Alcuni di questi cambiamenti sono già stati fatti. Per esempio uno degli strumenti che possono entrare nella pianificazione successoria, il trust, grazie alle recenti novità normative ha una configurazione molto interessante, potendo essere tassata, secondo le preferenze e le convenienze, in ingresso o in uscita dei beni. A ricordare questa possibilità è Fabrizio Vedana, di Across Group, reduce da una serie di convegni in giro per l’Italia proprio sul tema delle successioni: «Abbiamo avuto una grande attenzione - spiega - dei consulenti, anche perché siamo partiti da casi concreti, sia di successo, sia di insuccesso». E offre due suggerimenti: il primo è appunto preparare la successione: «Occorre non arrivare all’ultimo. Con il testamento si possono risolvere prima situazioni che altrimenti dopo diventano più difficili da gestire per conflittualità tra gli eredi. Fare un testamento significa voler bene ai propri eredi». E il secondo suggerimento è appunto quello di farsi aiutare, soprattutto in situazioni in cui il patrimonio non è semplicemente la casa e magari una polizza o un conto corrente, ma un complesso di beni più significativo e diversificato.
Fare testamento che non vuol dire per forza ricorrere a un atto pubblico, caratterizzato da una certa ritualità e chiamato così perché (pur essendo segreto e riservato) è rilasciato davanti ad un notaio nel suo ruolo di pubblico ufficiale. Ben più semplice è il testamento olografo, quello scritto di pugno dal testatore che solo alla sua morte chi ne è a conoscenza lo porta da un notaio che, con la pubblicazione, ne rende noto il contenuto a familiari ed eredi. Le tematiche che possono porsi sono tante e in queste pagine cerchiamo di fare una panoramica dei problemi che si possono porre. Nel redigere un testamento, come suggeriscono spesso i notai (si veda l’articolo a fianco), quello che conta è l’equità e l’equilibrio. Equilibrio che può anche tener conto del fatto che un figlio può aver avuto più fortuna di un altro e quindi il lascito più generoso ad un uno rispetto che all’altro è più che giustificato.
In queste pagine spieghiamo come il passaggio generazionale può essere affrontato con i diversi strumenti (dalle polizze ai fondi pensione ai conti corrente) per gestire al meglio i tanti beni (opere d’arte,, gioielli, investimenti e aziende di famiglia) che finiscono nell’asse ereditario e con soluzioni per evitare di perdere quanto costruito in una vita.
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Lucilla Incorvati