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Il Sole 24 Ore
20/08/2024Il Sole 24 Ore
Frenare l’ansia valorizzando la risorsa del tempo
Ventiquattroore ore al giorno. Il tempo non basta mai. È un dato oggettivo, no? In realtà, è una convinzione che ci rende poco lucidi. Possiamo percepire la scarsità del tempo ma anche la lentezza. Possiamo percepirlo come risorsa congrua. L’esperienza che facciamo del tempo è il risultato della struttura con cui diamo ordine alle cose, individualmente e collettivamente. E questa struttura, spesso, è una gerarchia.
La prima gerarchia che riduce enormemente la governance individuale e collettiva sul tempo è quella organizzativa, che riguarda la distribuzione del potere decisionale. La catena di comando dovrebbe snellire e velocizzare. Invece, dando per scontato che decida sempre il ruolo più alto, impedisce che molti problemi e opportunità trovino risposte rapide, lì dove si generano. La gerarchia organizzativa tradizionale, inoltre, essendo basata su singoli individui e singoli ruoli (e non su team con obiettivi comuni), richiede moltissimo tempo per rimettere insieme ciò che è separato all’origine (informazioni, attività, competenze). Come? Facendo tante, lunghe e inconcludenti riunioni dove si fronteggiano potenti gerarchie (di solito implicite) che divorano il nostro tempo: gerarchie di fiducia, gerarchie valoriali, gerarchie di priorità. E potremmo continuare. Uscirne è davvero difficile. Quindi? C’è una gerarchia che può aiutarci a mettere ordine in questa selva?
Sì, c’è. È una gerarchia con la quale abbiamo a che fare in ogni istante della nostra vita perché è la struttura portante del nostro Sistema Nervoso Autonomo (Sna) che, come ha mostrato Stephen Porges, neuroscienziato americano e padre della Teoria Polivagale, è un prodotto dell’evoluzione. Il Sna funziona come un radar h24 per identificare i segnali di pericolo e di sicurezza che arrivano dal nostro organismo, dal contesto e dall’interazione con gli altri. Questa gerarchia biologica ha molto a che fare con la governance del tempo perché funziona con un freno e un acceleratore, attivati in funzione del livello di pericolo/sicurezza percepito. Il tutto avviene al di fuori della nostra consapevolezza ma noi possiamo riconoscerne gli effetti.
Iniziamo a correre, non riusciamo a fermarci per pensare, smettiamo di ascoltare, perdiamo la visione d’insieme? È perché la nostra gerarchia biologica spinge sull’acceleratore mettendo in cima la fretta. Il tempo si restringe, non basta mai, noi diventiamo ostaggi dell’impulso ad agire. “Per quando serve questo lavoro?”. “Per ieri”. Le aziende lo chiamano “senso dell’urgenza” e credono che generi velocità. Ma più acceleriamo, meno tempo abbiamo. Chi ha un ruolo manageriale aumenta il comando e il controllo alimentando la “filiera dell’ansia”. Non c’è tempo per parlarsi, per capire: senza ascolto e senza comprensione diventiamo frenetici, conflittuali e inconcludenti. Torniamo a casa tardi, stanchi e frustrati.
E quando tutto questo diventa troppo, la gerarchia biologica fa scattare il freno. L’energia finisce. Perdiamo l’interesse, la motivazione, ci rinchiudiamo nel nostro guscio. Il tempo diventa vuoto, senza significato. In cima alla gerarchia biologica va l’immobilità: fare il minimo indispensabile, procrastinare, non interagire, non rispondere. È la gerarchia del quiet quitting e del burnout.
Noi umani, però, abbiamo la possibilità di usare sia l’acceleratore sia il freno regolando velocità e rinnovando le energie. Quando ciò accade, il tempo non ci ossessiona più. Avete presenti le soft skills? In questo stato ci vengono naturali: diventiamo essenziali, ascoltiamo, pensiamo insieme agli altri, condividiamo le competenze, sentiamo di appartenere a sistemi più ampi… Per questo realizziamo il miglior rapporto sforzo/risultato. Magia? No. Accade quando la nostra gerarchia biologica mette in cima la connessione con noi stessi, gli altri e il contesto. L’interruttore? Un’esperienza di sicurezza reciproca, anche solo per qualche istante, che ci mette nella prospettiva di creare sicurezza insieme. L’esperienza comune di sicurezza attiva la gerarchia di connessione, la connessione alimenta la sicurezza. Così diventiamo padroni del nostro tempo. Quando invece cerchiamo la sicurezza difendendoci dagli altri, diventiamo ostaggi della fretta o dell’immobilità. Le gerarchie di connessione ci consegnano la governance del tempo, le gerarchie di difesa ce ne privano. C’è un nesso molto stretto tra gerarchia biologica e le altre gerarchie che noi umani produciamo. Quando ho applicato gli studi di Porges, sviluppati in ambito neurologico, ai sistemi sociali umani si è spalancata una vista inedita di osservazione, comprensione e intervento nelle organizzazioni. E proprio l’uso del tempo è apparso come un anello di congiunzione tra gerarchia biologica e gerarchia organizzativa: vita e tempo nel nostro corpo, vita e tempo nel corpo sociale.
Aurice di «Non morire di gerarchia» (Franco Angeli)
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