POLITICA

Il Sole 24 Ore

08/09/2024

Il Sole 24 Ore

La grande fuga dei giovani: 377mila via dall’Italia, Lombardia e Veneto in testa

È una vera grande fuga, quella dei giovani italiani che scelgono di andare all’estero: dopo il rallentamento nel biennio 2020-2021 – soprattutto per effetto del Covid - l’emigrazione dei giovani italiani (18-34 anni) è ripresa ai più alti ritmi prepandemici, sia nelle uscite sia nel saldo migratorio. Nel 2022 e nel 2023 quasi 100mila giovani italiani hanno lasciato il Paese, mentre solo poco più di 37mila sono rientrati. Nel periodo 2011-23 (tredici anni) il totale delle cancellazioni anagrafiche per l’estero sale a 550mila, contro 172mila iscrizioni (rientri), per un saldo negativo di 377mila persone.

I dati sono contenuti nella Nota della Fondazione Nord Est sui giovani, in cui si precisa che il dato reale è tre volte più ampio, perché molti mantengono la residenza italiana. Non solo: questi dati «accentuano la rarefazione di giovani causata dalla glaciazione demografica». L’emigrazione aggrava il calo di giovani italiani, scesi da 13,5 milioni nel 2000 a 9,1 nel 2024. Il deflusso assoluto maggiore proviene dal Settentrione, circa la metà, che nel 2011-23, con un saldo negativo di quasi 80mila giovani dal Nord-est e 100mila dal Nord-ovest, supera di molto il dato del Mezzogiorno, che registra un saldo di -141mila giovani. Per molti meridionali il trasferimento al Nord d’Italia - si osserva nella nota, a cura di Lorenzo Di Lenna e del direttore scientifico della Fondazione, Luca Paolazzi - assume i contorni dell’emigrazione estera. Ponendo in relazione i saldi cumulati alla popolazione residente, la nuova emigrazione erode il 4,4%, il 4,8% e il 4,1% dei giovani rispettivamente del Nord-ovest, del Nord-est e del Mezzogiorno. Nel 2023 la Lombardia ha il saldo peggiore (-5.760) seguita dal Veneto (-3.759), che però ha una popolazione molto inferiore. Seguono due regioni meridionali: Sicilia (-2.838) e Campania (-2.802).

Il tema dell’esodo dei giovani è centrale nelle politiche che dovrebbero affrontare gli effetti della crisi demografica. Se ne era occupato tra gli altri anche il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nelle considerazioni finali del 31 maggio: «L’occupazione giovanile ha risentito della bassa crescita. Molti hanno cercato migliori prospettive di lavoro all’estero: 525.000 giovani italiani sono emigrati tra il 2008 e il 2022; solo un terzo di essi è tornato in Italia» aveva detto Panetta. Hanno lasciato il Paese «soprattutto i laureati, attratti da opportunità retributive e di carriera decisamente più favorevoli. L’esodo indebolisce la dotazione di capitale umano del nostro paese, tradizionalmente afflitto da bassi livelli di istruzione».

A luglio un’indagine Ispos, realizzata per la Fondazione Barletta e anticipata dal Sole 24 Ore, riportò un dato emblematico: più di un giovane su tre (il 35%) è pronto a lasciare l’Italia per andare all’estero. Il motivo? Migliori opportunità lavorative e stipendi più alti. I dati riportati sono chiari: i laureati di secondo livello giunti oltre confine percepiscono, a un anno dal titolo, 2.174 euro mensili netti, +56,1% rispetto ai 1.393 euro di chi è rimasto. Dopo cinque anni la differenza sale a +58,7%, considerando che all’estero si arriva in media a 2.710 euro, rispetto ai 1.708 in Italia.

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Ca.Mar.



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