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Il Sole 24 Ore

22/12/2024

Il Sole 24 Ore

«Piano Fs da 1,3 miliardi per il più grande progetto di fotovoltaico in Italia»

Un investimento da 1,3 miliardi per dar vita «al più grande progetto fotovoltaico d’Italia» che consentirà a Ferrovie dello Stato, il primo energivoro della penisola (con i suoi 7 terawattora circa di consumi, pari al 2% della domanda nazionale), di arrivare a coprire il 19% del fabbisogno energetico annuo al 2029 (e il 35-40% al 2034). L’amministratore delegato di Fs, Stefano Donnarumma, ha le idee chiare sulle prossime mosse, forte dell’expertise in campo energetico costruita lungo la sua carriera, che l’ha visto al timone di Acea e Terna prima dell’approdo, a giugno scorso, al vertice di una delle più grandi realtà industriali italiane. «Puntiamo a decarbonizzare il sistema ferroviario - spiega il ceo in questa intervista al Sole 24 Ore - attraverso un piano che prevede oltre 1 gigawatt di fotovoltaico installato entro il 2029». È un cronoprogramma puntuale ed è parte di una strategia più ampia che ha al centro la sostenibilità e che poggia anche su altre due gambe, altrettanto cruciali, quelle della sicurezza e della valorizzazione delle 100mila persone alle dipendenze di Fs.

Ingegnere, dove saranno costruiti gli impianti che vi permetteranno di centrare l’obiettivo?

Mi lasci dire innanzitutto che quel gigawatt è solo un inizio perché, oltre l’orizzonte di piano (2029), noi puntiamo a raddoppiare la capacità installata, portandola a 2,2 GW al 2034. Gli impianti non saranno costruiti solo sulle aree di pertinenza delle Fs che, grazie al decreto aree idonee del governo, sono qualificate come tali e godono di un iter autorizzativo accelerato. L’obiettivo, infatti, è quello di realizzare gli impianti per le Ferrovie e questo significa che i progetti non dovranno essere necessariamente del gruppo ma funzionali al nostro scopo.

State già identificando

le aree potenziali in cui potrà essere realizzata questa nuova capacità green?

Assolutamente sì. Stiamo già iniziando a studiare una serie di opportunità laddove ci sono aree prossime alle nostre linee ferroviarie e che quindi possono consentire un collegamento diretto alla nostra infrastruttura. Quest’ultima è connessa direttamente alla rete di Terna, anzi una parte di questa è sotto la gestione del Tso elettrico e questo rende Ferrovie un cliente molto appetibile per l’interesse di potenziali investitori.

Punta a coinvolgere dei partner nell’operazione?

Penso che un progetto di questo tipo possa attirare l’attenzione di soggetti finanziari o industriali che sono tipicamente gli sviluppatori e che poi si dedicano alla gestione degli impianti. A noi non interessa, come ho già detto, gestirli. Perciò possiamo siglare dei contratti per poter utilizzare questi impianti per un certo arco di tempo o possiamo anche rilevare impianti già installati, magari con un partner. Consideri che disponiamo di circa 17mila linee ferroviarie, di cui oltre 12mila già elettrificate, e di 450 sottostazioni elettriche per cui il nostro assetto è già predisposto per accogliere un progetto così congegnato. Senza contare che la presenza sul territorio di 14mila Pod (punti di prelievo dell’energia, ndr) in media e bassa tensione ci consente di esplorare modelli dedicati in grado di coinvolgere i territori, anche attraverso configurazioni di autoconsumo diffuso.

È intenzionato a procedere sull’energia, come per l’alta velocità ferroviaria, con la creazione di un veicolo ad hoc?

Credo che la strada possa essere quella: l’energia è una commodity per Ferrovie, non rientra nel core business. E la societarizzazione ci consentirebbe l’apertura del capitale a soggetti terzi, come quelli che citavo poco prima, interessati a partecipare a questa operazione. Si tratterà di capire poi se questo nuovo veicolo sarà in pancia a Rfi o farà capo alla holding, ma questo non sarebbe un problema e una simile soluzione ci permetterebbe di concentrare le attività.

Ha già sondato l’interesse di qualche operatore?

Non ancora perché, prima di individuare un eventuale partner, vogliamo portare il progetto a un livello uno di presentabilità. Mentre abbiamo già avviato delle interlocuzioni con le banche che sono disponibili a finanziare queste operazioni con i vari strumenti a loro disposizione e che non hanno mai fatto mancare in questi anni il loro supporto a Ferrovie.

Torniamo al progetto. Su quale tipo di impianti punterete?

Oltre l’80% della nuova capacità rinnovabile che puntiamo a realizzare, sarà costituita da impianti fotovoltaici con una taglia da 6 a 10 megawatt connessi alle sottostazioni elettriche di Rfi e dedicati a supportare i consumi da trazione che sono la fetta principale del nostro fabbisogno. Un altro 14% circa, invece, sarà rappresentato da impianti da 50 megawatt che cominceremo a costruire dal 2027 perché ci vorrà più tempo per costruirli e per gli iter autorizzativi. Il resto, infine, sarà fatto da impianti in media tensione sotto 1 MW realizzati prevalentemente su coperture e parcheggi di stazioni.

Quando entrerà nel vivo il piano?

Noi arriveremo a fine 2025 a 47 megawatt installati e il grosso delle realizzazioni riguarderà la parte centrale del nostro piano, tra 2027 e 2028. È una tabella di marcia concreta che tiene conto di quanto stanno facendo le nostre omologhe oltreconfine, a partire dalla francese Sncf che ha pianificato 1 GW di fotovoltaico al 2030 per arrivare a coprire il 15-20% del fabbisogno energetico.

Avete stimato oltre 1,3 miliardi di investimenti al 2029...

A quella cifra si arriva considerando che gli impianti da costruire saranno di una certa complessità. Per questo abbiamo ipotizzato un costo medio da 1000 a 1.300 kilo euro per megawatt (1-1,3 milioni di euro) a seconda della tipologia di impianti (destinati, cioè, a sostenere la trazione o ad altri usi), al quale abbiamo aggiunto anche la spesa finalizzata all’acquisto di terreni. Si tratta di un investimento per il più grande progetto fotovoltaico d’Italia che, credo, susciterà l’interesse di potenziali partner.

Un quantitativo così consistente di rinnovabili richiede a tendere anche una capacità enorme di stoccaggio. Come vi muoverete?

È chiaro che l’installazione di oltre un gigawatt di fotovoltaico presuppone un buon ammontare di sistemi di accumulo a batteria (Bess). E questi, a differenza degli impianti, possiamo farli in aree di nostra pertinenza che magari non sono idonee ad accogliere nuova capacità rinnovabile ma possono ospitare questi sistemi. Che, in parte, saranno al servizio delle nostre esigenze di bilanciamento e, in parte, potranno finire sul mercato. Consentendoci di partecipare alle aste per gli accumuli gestite da Terna che partiranno il prossimo anno.

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Celestina Dominelli



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